“Quando le generazioni future giudicheranno coloro che sono venuti prima di loro sulle questioni ambientali, potranno arrivare alla conclusione che questi 'non sapevano': accertiamoci di non passare alla storia come la generazione che sapeva, ma non si è preoccupata.”

CONSEGUENZE DEI CAMBIAMENTI CLIMATICI

SULLA FLORA E FAUNA MARINA NEL GOLFO DI LA SPEZIA

La biologia della conservazione si occupa della salvaguardia della natura e delle sue risorse. L’intensità delle attività umane ha causato una progressiva perdita di habitat con conseguente perdita di specie e di variabilità genetica. Il cambiamento climatico, l’inquinamento, l’overfishing, e le specie invasive causano la scomparsa o il declino di molte specie e il mutamento della struttura trofica delle catene alimentari. L’ultimo rapporto dell’IPCC – Intergovernmental Panel on Climate Change (2019) stima che le attività umane abbiano causato un riscaldamento globale di circa 1,0°C rispetto ai livelli preindustriali. E’ probabile che il riscaldamento globale raggiungerà 1,5° C tra il 2030 e il 2052. In questo scenario sono previsti grandi cambiamenti nella struttura e nella funzione degli ecosistemi, nelle interazioni ecologiche e nella distribuzione geografica delle specie con conseguenze negative soprattutto per la biodiversità degli ecosistemi e per la disponibilità di beni e servizi, come l’acqua e l’approvvigionamento alimentare.

Il Mar Mediterraneo occidentale è stato testimone di vari eventi di mortalità di massa che hanno coinvolto molte specie di sospensivori: il primo grande evento di mortalità di massa è avvenuto alla fine dell’estate del 1999, quando circa 30 specie di invertebrati di 5 diversi phyla furono severamente danneggiati per piu’ di 500 km di costa (dal Mar Ligure orientale fino alla costa della Provenza in Francia e alle isole Baleari nella costa a nord di Menorca in Spagna). Altri eventi di mortalità di massa furono osservati nell’estate del 2003 e del 2018 associati ad alte temperature dell’acqua.

Focus 1

dinamica della popolazione dell’ottocorallo Paramuricea Clavata (gorgonia rossa) sui fondali dell’isola del Tinetto, nella zona ad ovest del Golfo di La Spezia. L’incremento di temperatura registrato nel 2003 fu di circa 2°C a 20 metri di profondità, ciò portò ad eventi di mortalità che danneggiarono totalmente in alcuni casi e parzialmente in altri gran parte della comunità delle gorgonie rosse.

Paramuricea clavata -gorgonia rossa                        

Gorgonia rossa danneggiata a seguito degli eventi di mortalità

Focus 2

approfondimento sulla conservazione delle praterie di Posidonia oceanica per contrastare i cambiamenti climatici in atto. A
Lerici è presente una prateria di Posidonia oceanica, questo è un indicatore della qualità delle acque



IMMERGITI NELLA MACCHIA MEDITERRANEA DEI BOSCHI DI TELLARO (LERICI)

Lerici rientra tra le aree con clima mediterraneo; infatti lungo le coste e fino a circa 700 m sul livello del mare, si sviluppa spontaneamente il bosco di leccio, dominato da questo tipo di quercia sempreverde. Tuttavia, l’azione dell’uomo sempre più invasiva ha ridotto notevolmente la superficie occupata dalle leccete, tanto che oggi è limitata a lembi piccolissimi. Tagli e incendi ripetuti, sin dai tempi antichi, hanno favorito sempre più lo sviluppo di arbusti sempreverdi, che prima occupavano le aree marginali del bosco e che si sono allargati e sono cresciuti fino a formare un groviglio sempre più fitto e impenetrabile che prende il nome di macchia mediterranea. Mirto, lentisco, corbezzolo, alloro e ginepro sono solo alcuni tra gli arbusti sempreverdi più rappresentativi. In base all’altezza delle piante più grandi si distinguono la macchia alta, che raggiunge 4-5 m con alcuni esemplari di leccio o di quercia , e la macchia bassa, alta fino a 2 m, con cespugli di cisto, ginepri o euforbie.

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QUERCUS ILEX

LA FAUNA MARINA DELLA COSTA DEL GOLFO – CONOSCERLI – RISPETTARLI E FOTOGRAFARLI

L’ambiente che si viene a creare nella zona di battigia ospita numerosi animali. Tra i più appariscenti e comuni vi sono i granchi, con due specie molto note: il favollo Eriphia verrucosa e il granchio corridore Pachygrapsus marmoratus. Si tratta di animali che possono vivere per lungo tempo anche all’asciutto e, in quest’ultimo caso, per respirare, sono in grado di effettuare scambi gassosi tra le branchie e l’atmosfera grazie ad un film di acqua che trattengono aderente ad esse. Sugli scogli si trovano estese popolazioni di crostacei cirripedi sessili (attaccati agli scogli) come Euraphia depressa, Chtamalus stellatus e C. montagui e sono detti “denti di cane” e posseggono una struttura calcarea, nella quale si proteggono, che somiglia ad un piccolo vulcano aperto all’estremità. Nella zona di marea si osserva talvolta il pomodoro di mare, Actinia equina, bellissimo anemone che può resistere per lungo tempo fuori dall’acqua se costantemente bagnato dalle onde e dagli spruzzi. Quando è immerso assume la forma espansa, con i tentacoli estesi, che gli consente di catturare piccoli organismi.

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